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Matrix o Petrix?

Da analogico a Figitale in 10 mosse

Recentemente ho affrontato il tema del FIGITALE, descrivendolo in più articoli come la sfida di PET MARKETING più ambiziosa per qualsiasi azienda che voglia affrontare il cambiamento, seguire l’evoluzione del mercato, assecondare le preferenze dei clienti, tenere il passo dei concorrenti, a prescindere da settore e dimensione del business, tanto nel B2B quanto nel B2C, tanto si parli di produzione, distribuzione o servizi.

Nonostante il concetto di Figitale sia chiaro a tutti sul piano teorico, gli imprenditori ed i manager del settore Pet continuano a chiedermi perché dovrebbero “cambiare pelle”, perché dovrebbero mettere a budget investimenti importanti per innovare, per rivedere organizzazione e strategia, per acquistare nuove competenze e nuovi strumenti, ma soprattutto perché eliminare la consolidata distinzione fra online e offline, tra fisico e digitale, tra reale e virtuale, a favore di un  PET MARKETING FIGITALE più evoluto, integrato, omni-canale di cui tuttavia non riescono a percepire i benefici concreti nel breve termine.

Ho ripercorso così gli ultimi 20 anni della mia vita professionale, la mia trasformazione da analogico a digitale prima e da digitale a Figitale dopo.

Proverò dunque a rispondere alla fatidica domanda “perché un’azienda deve affrontare la Sfida Figitale” in 10 semplici passaggi, dando letteralmente “dei numeri”. Al lettore la facoltà di interpretarli con la testa o con la pancia e decidere cosa sia giusto fare per il bene della propria azienda.

  1. Il 90% degli Italiani è connesso alla rete, con 44 milioni di utenti attivi su Internet, 31 milioni su Facebook e 19 milioni su Instagram. Numeri troppo importanti per rimanere solo fisici e non assecondare la transizione al digitale prima e la trasformazione figitale successivamente.
  2. L’85% delle decisioni di acquisto nasce online per poi proseguire offline. Questo fenomeno viene definito ROPO “research online, purchase offline”  e combinato al TOPO “try off line, purchase online” ci dimostra quanto la contemporanea presenza fisica e digitale, sia fondamentale per competere in un mercato “animale” e non subire erosione di quote da parte della concorrenza.
  3. L’84% delle persone si fida del passaparola, tanto online quanto offline, la più antica, economica ed efficace forma di promozione del mondo, in particolare nel settore Pet, un mondo sempre più “connesso” dove le relazioni, le conversazioni, i suggerimenti,  tra i milioni di genitori di animali domestici valgono molto più di pubblicità milionarie. Le recensioni, i commenti, le testimonianze di clienti soddisfatti hanno dunque un potere incredibile nell’influenzare la decisione di acquisto da parte di altri potenziali clienti. Un’opportunità troppo ghiotta per essere lasciata ai concorrenti.
  4.  L’85% degli Italiani utilizza device mobili per fare acquisti, il 34% spesso ed il 14% sempre. L’Italia è uno dei paesi con la più elevata attitudine verso il mobile shopping, un podio dominato in Europa da Spagna e Irlanda. Il 43% degli Italiani usa lo smartphone per acquistare una volta (27%) o più volte (16%) a settimana. Ciò spiega come l’Italia sia il terzo paese al mondo per numero di smartphone, il perché gli Italiani spendano in media 6 ore al giorno su web e social e soprattutto perché l’e-commerce cresca dell’11% annuo.
  5. Il 90% della “customer journey” viene vissuta in solitaria, in altre parole il processo di acquisto del cliente avviene per la maggior parte del tempo “in solitaria”, senza alcuna interazione con il fornitore del prodotto o servizio. Troppo alto dunque il rischio che il potenziale cliente abbandoni l’acquisto o scelga prodotti o servizi di aziende concorrenti meglio in grado di creare punti di contatto e micro momenti di relazione sui canali web, social e tradizionali.
  6. L’87% dei clienti abbandona un brand per indifferenza, per mancanza di attenzione, di relazione, di conversazione e di interazione sui canali preferiti, siano essi web, social o fisici. Una dimostrazione ulteriore di quanto il processo di fidelizzazione del cliente si sia spostato dal cosa (il prodotto o servizio) al come (il modo di gestire la relazione).
  7. il 90% delle aziende presenti su social si limitano a parlare di sé, dei propri prodotti e servizi, senza ascoltare quello che si dice in rete su di loro, sul brand, sul mercato, sui concorrenti, per scoprire quello che non sanno, per intercettare le conversazioni che contano, le obiezioni, le critiche, i desideri, le esigenze, i problemi e trasformare questi “sentimenti” in reattive campagne di Pet Marketing, siano esse web, social o tradizionali.
  8. il 47% delle aziende non sono disposte ad investire più del 10% per il Pet Marketing e solo il 38% ha speso realmente tra l’1 ed il 10% del fatturato annuo per la trasformazione digitale. Decisamente poco in un mercato “animale” che ha ancora tutto da esprimere e dove i numeri richiedono investimenti ben più cospicui.
  9. il 56% delle aziende afferma di credere nel web ma 4 aziende su 10 non hanno ancora un sito istituzionale degno di tale definizione.
  10. In una ricerca condotta da Dogfather.it su un campione di 101 aziende e professionisti operanti nel settore Pet e settori collegati, solo il 3% degli intervistati è stato in grado di tradurre ed esprimere correttamente il concetto di Phygital.

In conclusione: vita reale e relazione digitale non sono più due mondi paralleli, sono al contrario due dimensioni convergenti, che si alimentano e potenziano a vicenda e dalla cui fusione possono derivare notevoli benefici.

Adesso la scelta è solo tua. Potrai seguire le orme delle aziende più smart che hanno fiutato in anticipo il cambiamento figitale e stanno già lavorando per trasformarsi a livello organizzativo, strategico ed operativo, consolidando un vantaggio competitivo che “gli altri” (te compreso) faranno fatica a scalfire.

Oppure potrai emulare il comportamento delle aziende più conservatrici, convincerti che si tratti ancora una volta di una “bolla” e rimanere seduto a guardare quello che succede fuori dal tuo giardino.

In ultima istanza spetta a te decidere  se 1+1 faccia  2 oppure  11

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